Identità digitale europea: crearla è più complicato del previsto

Identità digitale europea: crearla è più complicato del previsto


Spherity suggerisce di far sapere alla Commissione “che questa continua incertezza è davvero un grosso problema per il settore commerciale e per la competitività digitale dell’Europa”. Secondo gli esperti di Visa, questo negoziato sta prendendo più tempo del previsto. Risultato? “Questo realisticamente richiederà più tempo dei 12 mesi” previsti da Bruxelles. E sempre secondo gli osservatori del colosso dei pagamenti, la Commissione “potrebbe essere riluttante ad aggiornare periodicamente” i suoi standard, rischiando così di tagliare fuori il wallet e i suoi cittadini dagli ultimi progressi di tipo tecnologico.

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Il caso Spid

E per l’Italia c’è un problema in più. Perché sul sistema comune di identità digitale si è espresso il Consiglio europeo, dove siedono gli Stati. Che nei giorni scorsi hanno dato il via libera alla loro posizione sul wallet. E tra le varie decisioni hanno definito i livelli di garanzia (level of assurance) che il sistema di identità dovrà avere. La scelta è ricaduta sul livello alto (il maggiore di tre), che è quello, per intenderci, della carta di identità, anche elettronica: rilascio in presenza e chip crittografico sulla carta. Il che taglia fuori il Sistema pubblico di identità digitale italiano (Spid), giudicato di livello sostanziale. Un gradino sotto.

Molti Paesi hanno suggerito al Consiglio di non accordarsi sul massimo livello, ma di tenersi su quello sostanziale. “Svezia, Polonia, Danimarca e Belgio erano per un livello sostanziale”, dice Auletta. Ma la richiesta non è stata ascoltata. A spingere per il livello alto è la Germania, che ha investito sulla carta di identità elettronica, assegnata a tutti i cittadini. “Ma tra gennaio e febbraio 2022 la Germania ha fatto mezzo milione di transazioni con la sua carta – attacca Auletta, basandosi su dati del governo federale tedescomentre in Italia con Spid siamo a 23,6 milioni solo nell’ultima settimana di novembre”. Ad Auletta funzionari dell’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) avrebbero detto di non aver difeso Spid poiché non sarebbero riusciti a negoziare una posizione comune con altri Stati dell’Unione. 

Fatto che sta che contro questo voto Assocertificatori, l’associazione dei fornitori di servizi fiduciari di cui Auletta è presidente, e il Cloud signature consortium, associazione internazionale tra i cui fondatori c’è Infocert, intendono muoversi ora che la palla passa al Parlamento europeo, che dovrebbe esprimersi sul tema a febbraio per chiudere il negoziato a tre (trilogo) con Consiglio e Commissione. 

Secondo una fonte della Direzione generale Connect della Commissione, che ha richiesto l’anonimato per contribuire a questo articolo, quello di Spid sarebbe tuttavia un falso problema, perché il Consiglio ha lasciato aperta la possibilità di fare il riconoscimento da remoto (e non di persona) per chi ha questo tipo di identità digitali per passare al livello alto. Un escamotage che permetterebbe di salvare Spid, attrezzando sportelli virtuali per la conversione dell’identità da sostanziale ad alto. 

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I colossi del web

Sempre che a spuntarla sia la linea del Consiglio. Che è andata di traverso anche alle piattaforme del web. Il testo contempla livelli minimi di sicurezza e interoperabilità tra i certificati emessi dai gestori online e il wallet europeo. Secondo Mozilla, la fondazione dietro Firefox, questo minerebbe sicurezza online, tanto da raccogliere l’appoggio di Google e Apple. La Electronic frontier foundation (Eff), una fondazione sui diritti digitali, ha accusato il Consiglio di voler imporre alle piattaforme di riconoscere e accettare i certificati emessi dagli Stati europei per l’identificazione online, anche se queste li ritengono non sicuri e potenzialmente dannosi per i propri utenti.

Un’accusa che Bruxelles rispedisce al mittente. Nessuno vuole mollare la presa. Per gli Stati è una questione di sicurezza, di sovranità e di controllo dei dati. Mentre per le aziende ballano miliardi. Bruxelles ha stimato che i benefici oscillano tra 3,9 e 9,6 miliardi tra risparmi e valore aggiunto. Con un’adozione del 67%, già 500 milioni di investimenti potrebbero moltiplicarsi in opportunità economiche per 1,2 miliardi in dieci anni, con nuovi posti di lavoro tra 5mila e 27mila unità.

A livello europeo, i sistemi di identità digitale che negli scorsi anni stavano attraversando una fase di rapido sviluppo hanno continuato il percorso di consolidamento e diffusione tra utenti e aziende, anche se il ritmo di crescita sta progressivamente rallentando”, è la conclusione di un’analisi dell’osservatorio sull’identità digitale della School of management del Politecnico di Milano. Davanti a questa frenata, si fa strada l’idea del wallet. Ma sarà una strada in salita. 



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di Luca Zorloni www.wired.it 2022-12-16 06:10:00 ,

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